Il ricatto che Marchionne e la Fiat stanno esercitando per Pomigliano con l'aut aut "prendere o lasciare", vuole imporre, a partire dal bisogno di lavoro di un intero territorio, il ridisegno delle relazioni sociali nel nostro paese.
Non solo si peggiorano in modo inaccettibile le condizioni di lavoro, ma si deroga a leggi e contratti vigenti, si vuole la rinuncia all'agibilità sindacale e la messa in mora del diritto di sciopero. Approfittando della paura generata dalla crisi, si vuole imporre una sorta di schiavitù senza catene.
Nel Piano si impongono:
l'aumento dei turni di lavoro, la riduzione della durata delle pause per chi lavora sulla catena di montaggio;
viene proposto lo slittamento della pausa pranzo a fine turno la quale potrebbe essere trasformata, quando l'aziendo dovesse ritenerlo opportuno, in lavoro straordinario;
aumento enorme delle ore di straordinario senza preventivo accordo sindacale;
il recupero per perdite di produzione non solo a fronte di cause di forza maggiore, ma per ogni causa -
compresi ritardi o scioperi degli autotrasportatori - e senza alcun accordo con le Rsu;
l'eliminazione dell'obbligo del pagamento delle quote di malattia a carico dell'azienda ogni qualvolta il
tasso di assenteismo venisse giudicato superiore alla media;
l'abolizione di voci contributive come l'indennità di disagio linea.
A questo vengono aggiunte la clausole di esigibilità e le clausole integrative del contratto individuale
di lavoro, attraverso le quali è di fatto introdotta una gravissima riduzione dell'agibilità sindacale che
passerebbe attraverso inaccettabili azioni sanzionatorie nei confronti delle Rsu in caso di proclamazione
di uno sciopero, di una iniziativa o di una semplice assemblea.
In realtà quello che è contenuto nel Piano proposto è la realizzazione degli accordi separati dello scorso anno.
Il tentativo sempre più esplicito è quello di usare la crisi come clava contro i diritti e le tutele concquistate, attraverso anni di lotte, dalle lavoratrici e dai lavoratori. Si agisce il ricatto del lavoro per livellare sempre più in basso le condizioni materiali di vita di chi questa crisi l'ha già pagata nei processi di ristrutturaziona neoliberista.
Si comincia da Pomigliano utilizzando come argomento la chiusura dello stabilimento ma, in realtà, si guarda al futuro delle relazioni tra padroni e lavoratori.
Questo piano non rappresenta, in realtà, alcun futuro certo per la produzione a Pomigliano. Lo stabilimento, realizzato con soldi dello Stato e regalato alla FIAT con la privatizzazione dell'Alfa Romeo ha prodotto sempre vetture dei segmenti B e C e adesso verrebbe, di fatto declassato a produttore di un segmento A.
Invece c'è bisogno immediatamente di :
Un piano per la mobilità collettiva che veda la produzione di mezzi pubblici come autobus e treni e che
ridefinisca il rapporto tra trasporto pubblico e trasporto privato.
Una strategia per i prossimi 10 anni che punti alla riconversione dal petrolio e alla progettazione e
produzione in Italia di motori che usino elettricità ottenuta da energie rinnovabili.
La Fiat e Marchionne perseguono la strada del ricatto e dello sfruttamento dei lavoratori.
Invitiamo i Cittadini di Pomigliano e gli operai del Gruppo Fiat a respingere il ricatto sostenuto dal governo e dai sindacati subalterni agli interessi padronali
sostenendo il rifiuto della FIOM a firmare quest'accordo.
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